Camera 009 – Quinquaginta.

Blog  |  20 settembre 2016

 

 

Caro F,

vedermi ricordato, ancora dopo tanti anni, nelle tue pagine, è cosa che mi seduce. Cosa vuoi? Sono un vecchio solitario che alterna malinconica nostalgia e atarassia salubre. Scrivere? L’ho un po’ abbandonato. Non ho più i produttivi tormenti di certi periodi. Tutto quello che ho scritto nel passato mi mette un interrogativo nero addosso. Vorrei rifare, ritentare. E poi mi chiedo: ma a quale pro? Io sono stato un volitivo credente delle persone. Ma la volontà che avevo prima sta cedendo.

Ho sempre sostenuto che la causa per la quale si impegna il proprio tempo sia la cosa principale. L’importanza di essere consapevoli rende più agevole percorrere la vita. Che sia la famiglia, che sia la professione, il lavoro, l’importante è che alla fine di ogni giornata, di ogni mese o anno, ci si senta bene con sé stessi, di essere stati utili, di aver fatto qualcosa di importante.

Oggi compio cinquanta anni. Mi guardo allo specchio. Sono padre e uomo, che ha vissuto con sacrificio e impegno per essere qui. Sento queste certezze. Fino a poche settimane fa. Mi riguardo allo specchio. Vedo un altro me. Decadente, corrotto, superficiale.

Quelle parole ricevute, quei silenzi subiti, quelle mancate risposte, hanno scoperchiato il mio disagio, le mie fragilità e soprattutto le menzogne che mi raccontavo. Non ho raggiunto un solo traguardo di quelli che mi sono posto nella vita. Non uno raggiunto con pieno successo. E allora non mi resta che l’oblio, a parlar di cose vacue, sciocchezze e bere Martini. Decadente, corrotto, superficiale. E con un anno in più.