Camera privata. Poi è arrivato il buio.

Blog  |  21 settembre 2014

pvt

Mi chiamo Francesco Pèlagi e sono nato il 19 settembre. Così un paio di sere fa mi sono festeggiato il quarantottesimo compleanno. Se ci fosse stata una torta avrebbe avuto 47 + 1 candeline. Ma la torta non c’è stata, insieme a tante altre cose. E persone. Qualcuna per scelta. Qualcuna per dimenticanza. Può certamente accadere di dimenticare un compleanno, vero? Accade.

Ma un’assenza è pesata più di altre. Un’assenza che è stata una vera mancanza. Una delusione. Di quelle profonde, di quelle che ti tirano giù nell’abisso di buio. Pensavo sarebbe stata una bella giornata. C’erano dei presupposti buoni al mattino. Quando ti svegli e rispondi sì alla domanda: “credi che sia quello giusto?” Pensavo che sarebbe stato bello in quella giornata riuscire a rompere dei silenzi che duravano da tanto. Pensavo che avrei ascoltato la tua voce dopo aver letto qualche parola nei giorni scorsi. Pensavo che sarebbe stato bello ritrovarsi in un abbraccio. Nulla di tutto questo. Sono rimasto tutto il giorno sulla panchina alla fermata dell’autobus ad aspettare. Non sono scappato, non mi sono fatto male. Ho tolto l’essenziale, ho lasciato il superfluo. Siamo fatti di contraddizioni, perciò esistono le seconde opportunità. Qui c’è tutta la fredda verità, anche se in fondo vogliamo sentirci raccontare bugie, ci piacciono le favole e i sogni. Qual è la definizione di follia? E’ quella di ripetere sempre la stessa azione e aspettarsi un risultato diverso. Mi manchi da impazzire. Poi è arrivato il buio.



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