Camera 405 – Gilda.

Blog  |  13 maggio 2014

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E’ una piacevole serata, possiamo sedere fuori. Gilda arriva in orario. Ci conosciamo da quel tempo giusto, ingenuo e inconsciente. Ordiniamo le prime birre, ne seguiranno altre. Gilda è affidabile, tenace, coerente e fondamentalmente equilibrata. Mi accoglie con il sorriso che con facilità mi abbraccia. Sa anche essere chiassosa, esuberante… ma non perde mai sensibilità, spontaneità e naturalezza. Mi guarda con quei suoi occhi scuri che la rendono libera e protetta allo stesso momento. Le parole scorrono fluenti. Il pensiero corre più delle parole, si approfitta di quelle pause per immaginare, sognare o solamente osservare quella mente che sembra nascosta eppure è di fronte a me. Mi lascia raccontare, raccontarmi. Ascolta e non risponde. Osserva, beve un sorso di birra, un boccata di fumo. Si aggiusta nella sedia con braccioli, e mi dice..

Io sono l’inconscio e tu non mi conosci. Io ti conosco molto bene. Capisco e so le tue ansie, le paure, la follia, l’amore e il terribile gioco della vittoria e della sconfitta. Io sono fedele agli incontri, conosco tutti gli appuntamenti. Io so quando nasce un amore e quando muore. Io sono l’amore, i baci, le carezze. Io sono le sensazioni vibratili sulla pelle. Ti faccio fremere e tremare, parlare e balbettare. Io sono il dubbio tra dovere e piacere, io sono il dramma della lotta tra il corpo e lo spirito, tra la materia e la luce, tra assenza e presenza. Io sono quelle chiazze rosse o biacnhe che ti appaiono in viso, che qualcuno si ostina a combattere senza rendersi conto che è solo la fotografia di un disagio esistenziale. Come mai quello che dovrebbe morire invece, per rinnovata resurrezione, ti rimane definitivamente dentro? Hai già dimenticato il giorno in cui una voce ti ha indicato il cielo e tu hai voluto sporcarlo? Ora vivi disagio e sofferenza. Mi addormento a volte per un tempo lungo, mi abbandono al silenzio. Quel silenzio che apprezzi e di cui ti vanti, perchè pensi di evitare le orecchie.

Tu sei l’albero, io la luce che permette e consente la tua fotosintesi. Io sono l’armonia. Io sono quell’amore che un tempo era solo luce e poi pensiero. I neuroni che amplificano il grido e le urla d’una incontenebile tristezza. Io non parlo con voce ma tu ascolti le mie parole. Io vivo finchè tu avrai deciso di continuare a vivere. Gilda.



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