Camera 525 – Accanto.

Blog  |  19 marzo 2014

room525 helsinki

Mi sono svegliato presto stamane, ma non è una cosa insolita. Ho un volo per Helsinki, e nemmeno questo è insolito. Ho mal di testa da due giorni, una notte terrificante, e nemmeno questo è insolito. La mente gira vorticosamente creando associazioni di pensieri che picchiano dentro. E neanche questa cosa è insolita. Insomma un avvio di giornata come tante altre.  Ma è una bella giornata, so cosa fare, cosa dire, cosa aspettare. La vita ti dice che con la forza di volontà puoi raggiungere tutto, perché con la determinazione le cose succedono. Ed è così che ho vissuto a lungo, creandomi ansie su ansie quando le cose non andavano per il verso giusto. Perché arrivi a quel punto dell’analisi in cui ti chiedi cosa avresti dovuto fare di più, o diversamente. Dove e quando hai sbagliato. Cosa hai detto di troppo o cosa non hai detto. Ed è così per tantissime cose, ma non per tutte. Non vale per l’amore, per esempio. Che non è coerente, che non è razionale. Ci sono cose che accadono e basta. Ci sono cose che non arrivano solo per merito, o per impegno. Mi guardo intorno in aeroporto: persone, bagagli, carrelli e storie. Alcune portano tutte da sole, altre viaggiano in compagnia. Quelle che viaggiano da sole sono più veloci, più efficienti negli spostamenti. Decidono facilmente se fermarsi al primo duty free o proseguire verso il bar. E’ una bella rappresentazione della vita. Viaggiare come fa Ryan Bimgham. Svuotare lo zaino di tutto ciò che ci rallenta, viaggiare da soli per essere sicuri di non sbagliare, per non essere frenati da qualcuno che vorrebbe ancora un momento. Gli altri, quelli che viaggiano in coppia, hanno sguardi più curiosi, si cercano tra una bottiglia di liquore e una crema per il viso a prezzo scontato. Stanno lì a parlare, valutare, prima di decidere. Non sanno se mangiare al wine bar oppure correre il rischio dell’improbabile pasto del volo. E si raccontano storie su storie. Di quello che hanno appena visto, della giornata di ieri, della visita al palazzo o delle ore di shopping, della cena lussuosa o della notte insonne. E programmano già il prossimo viaggio scrutando il monitor delle partenze. Prossima meta: esotica o una città famosa? Il loro è un viaggio nel viaggio della vita, che hanno scelto di fare insieme. Chissà come è cominciato. Forse non bene, come tante volte accade. Forse all’inizio non si amavano nemmeno. Forse, come tante volte, accade e basta. Senza motivazioni particolari o meriti. Che essere voluti bene non è un merito perché sei stato bravo o buono. Avranno passato mesi tra corse e rincorse, frenate brusche e riprese. Magari uno dei due parla poco e l’altro al contrario parlerebbe per ore. Per esempio cercando di spiegare del perché stanno insieme. Forse a uno dei due piacerebbe ascoltare una risposta razionale e logica. Ma non è così. Non può esserlo perché se indicasse una sola cosa che piace, allora dovrebbe anche indicare il suo opposto, quello che non piace, eppure presente. Perché piace l’essere determinati e decisi sulla scelta della vita e allo stesso momento il lampo improvviso di insicurezza che per un istante attraversa lo sguardo quando si deve scegliere una lampada. Perché si vede una bellezza così naturalmente forte anche quando per via di occhiaie, ombre e stanchezza sembra tutto il contrario. Poi senza che se ne accorge alcuno dei due, un movimento delle labbra in quel modo da restare sospese tra un rimprovero e un sorriso, e serenità che emerge da un bacio. Lo so, si può pensare che siano sciocchezze da innamorati e così via. Ma questo non ha nulla a che vedere con l’innamoramento. Ho la consapevole certezza di quello che dico. Lo vedo intorno a me, l’amore di questi viaggiatori. Che non è passeggero e momentaneo. Quello che sentono e provano non deve essere confermato da nulla. Non hanno bisogno di rassicurazioni. Hanno scelto di esserci, l’uno accanto all’altra. Anche se certe volte non capiscono perché uno dei due sia così triste, nervoso o deluso. Anche quando non capiscono come faccia l’altro a passare così rapidamente dal sorriso alla rabbia. E vorrebbe l’altro farla sorridere in quei momenti, anche se non riesce sempre. Poi certe volte ci riescono, si dicono stupidi e stupiti e allora si riparte. Con calma. Che non c’è fretta. La fretta che fa confondere futili emozioni, vibrazioni e batticuore con qualcosa che invece richiede tempo. E fiducia. Tempo e fiducia per capire le abitudini difensive, quelle che si usano per mettere in discussione ogni gioia che appare davanti. Come se non fosse reale, come se non appartenesse loro, come se non ci credessero. L’amore viene avanti piano, con calma, con cura. Non ci sono promesse immediate e furtive. E’ qualcosa che cresce vivendo un presente.

Hanno imparato a starsi vicino, accettarsi nonostante i ‘non accetto, non aspetto, non perdono, non ho bisogno di nessuno’. Ma senza confondersi con la comprensione, o con la tolleranza. E’ accettazione dell’alterità. A volte non capiscono, vero, ma è proprio perché non capiscono che sono qui, insieme. Che con i se i con i ma non si va da nessuna parte. Accettare tutto. Come quando discutono o litigano e uno dei due resta ad osservare, spesso tacendo. L’altro pensa che sia rassegnazione, debolezza, mancanza di decisione. Ma l’altro magari sa, che proprio quello che dice lui o lei che fa stare male. E che poi alla fine, vogliono solo abbracciarsi e accarezzarsi per dirsi che ci sono. E’ difficile per te accettarsi che non siamo fatti allo stesso modo. Che uno non sia fatto dell’immagine ideale di amore che si cerca. Quando si ama, si ama per quello che è l’altro, non per quello che si vorrebbe che fosse. Hanno smesso di rincorrere ideali che non esistono, a combattere fantasmi del passato. Hanno imparato a riconoscere quei segnali che si portano una verso l’altro. Quelli che gli fanno piacere il modo di vedere diverso con cui vivono quello che li circonda. L’amore per loro non è fatto solo di grandi cose, grandi ideali, grandi promesse. Hanno smesso di credere alle favole molto, molto tempo fa. Non tutti i viaggi sono eccitanti, divertenti, spensierati. Ci sono quelli che si fanno in silenzio, quando uno dei due si rinchiude nel suo angolo, e allora non resta che aspettare. Non tutte le mattine si alzano con una colazione fatta di cornetti freschi e corpi che si uniscono per ore. Ma è amore vedere lui insoddisfatto per una mensola non allineata secondo i suoi standard, e lei sorridere. E’ amore dirle ‘sei bella’ anche quando è la fine di una giornata nervosa e dai molteplici contrattempi e lei reagisce stizzita. E’ amore anche quando non si chiamano e non si sentono. E’ amore quando si distraggono e sbagliano. E’ amore quando uno vedo lo sguardo furente e dice: già arrabbiata/o? Sorridendo, sapendo che si, la risposta è quella. Ci vuole tempo per capirlo, quando si ama. Per dirsi che non si è perfetti, per capire che l’altro non è perfetto. Per capire le distanze e accettarle. Per capire chi si nasconde dietro le urla, i silenzi, dietro quegli occhi chiusi che non vorrebbe riaprire, dietro quel voler stare da soli. Per capire che non è egoista come dice di essere. Si è sempre anche altro. Si è altro anche quando si ripetono all’infinito quelle parole che si usano per descriversi e proteggersi e che spesso nessuno le mette nel modo giusto. Lui e lei sanno che sono sei questo e anche altro, per questo sono qui. Non sopra, non sotto, non avanti, non indietro. Questo per me è il senso dell’amore. Accanto.



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