Camera privata – Non più tuo.

Blog  |  25 febbraio 2014

pvt

 

Caro Francesco,

oggi mentre riportavo a casa alcune mie cose conservate per alcuni anni in ufficio, mentre con la mente mettevo nelle scatole di cartone vecchi ricordi, ho ritrovato un libro che avevo letto solo pochi anni fa con grande stupore e poi intenso interesse. L’incipit è questo:

“Niente ti prepara per il momento in cui incontrerai la persona capace di cambiarti la vita.” Il Budda Geoff e io – Edward Canfor-Dumas

E’ passato del tempo da quella lettura. Ne è passato troppo da tanti avvenimenti per pretendere di tornare sugli stessi per aggiungere parole che abbiano significato. Ecco perché mi decido a parlarti come non ho saputo fare prima con chiunque altro. Perché a questa età, perché dopo così tanti kilometri, perché dopo tante camere, perché dopo tanti errori, alcuni dei quali divenuti esperienze, non si vive come quando si è giovani, anche se forte è il desiderio di vivere. Entrano, infatti in gioco affetti diversi, emozioni e desideri in una complessità di sentimenti che non è facile spiegare. Sembra di vivere un sogno, ma non lo è. Probabilmente ti deludo quando dico che non sei più un sogno. Lo pensavi? Lo desideravi? Non so. So che i sogni arrivano sorprendendoci e inaspettatamente svaniscono. Sono un mistero. Per tante notti spariscono, poi ritornano e di nuovo sfuggono. Vivere è diverso. È mettere in gioco anima e corpo, testa e sangue, materia viva. Ed è a questa vita, a volte sofferente e trascurata, a volte esaltante e piena, che voglio essere stretto. Non ho nuove ragioni per farlo, ma ho ragioni per farlo in un modo nuovo. Accetto la vita com’è, perché nonostante tutto, mi appare interessante con le cose che mi offre. E’ passata da poco la mezzanotte, ho dormito poco la notte scorsa e sento la stanchezza fisica. Ma la mente mi sottrae a questo peso, affidandomi un’onda di pensieri che mi ha portato qui, a scriverti. Francesco, so che te ne sei andato via, neppure tanto vicino. Tu e i tuoi capelli neri da non toccare mai. Tu con i tuoi occhi che dovevano nascondere ogni sentimento. Tu che non avevi mai voglia, anche se il momento era unico. Perché così eri tu. Tu che non ti fermavi mai, però alla fine del giorno non avevi un sorriso. Tu che ripetevi so che ci sei ma ora potresti anche non esserci. Così mi sono soffermato a pensare che no, non sono dispiaciuto che tu sia andato via. Pensavi di conoscermi profondamente, vero? E invece…  Non più tuo.



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