Camera 506 – Ciò che ho ancora.
Blog | 13 gennaio 2014
Non è un dettaglio secondario, la capacità di distaccarsi da sé e vedersi. Non mi serve uno specchio. Sento in me un sorriso. Uno di quei sorrisi rari che mi nascono sin da quando ti ho visto la prima volta, quando arrivasti con l’incontenibile energia destinata a illuminare e a correggere quell’angolo. Quando nasce crea silenzio. Improvvisamente. C’è questo posto rumoroso che è la mia mente, e poi incredibilmente si presenta un silenzio inaspettato. Ti rendi conto? Ti guardo nella mia mente, mentre steso sul letto, con gli occhi profondi osservi la mia faccia. Un guardarmi per guardarti. Ma non è facile guardarti. Ho smesso quando ho sentito la tua voce, ho ascoltato le tue parole, ho imparato un pezzo della tua storia. I tuoi occhi non sono tra i tanti che incrocio. Ora si sono incastrati nella mia mente. Sono così incastrati che ci penso spesso. Pensarli non serve a portarli a me, lo so, ma servono a dar voce alle tue parole. Ti porto nelle mie conversazioni, nei viaggi di lavoro, nelle pause di attesa di qualsiasi cosa, nella lettura di un libro. È tempo di dormire. Lascio qui i pensieri di questa notte francese. Ciò che avevo arrivando qui. Ciò che ho ancora.
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