Camera 108 – Allontanarsi.

Blog  |  13 dicembre 2013

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Da me a te. Il viaggio, il cammino. Quando il buio della notte fa luce nei miei pensieri, svelandone le asperità, evidenziandone la durezza, illuminandone la spigolosità, facendone emergere lo spessore nascosto. Di giorno è tutto più facile, con quella luce che abbaglia, che confonde tutto. Tutta quella luce che impedisce di vedere. Oscillando tra il continuare a pensarci e il continuare a pensarti. La calda carta dell’estate che avvolgeva l’idea e il freddo vetro dell’inverno che isola i desideri. In quel modo che tu sola sai. La ragione non è rivelata. E stai facendo lo stesso con te stessa. Spegni la luce, chiudere fuori il tutto, e lentamente ti allontani. E’ questo che rende il sopportabile sembrare insopportabile. Quando si sta insieme. E’ questo che rende l’insopportabile sembrare sopportabile nell’evitarsi. Si tratta di un processo calcolato, da te.  Prolungandolo fa sentire meno il sangue freddo. Cammino attraverso un abbandonato cuore. Come una di quelle fabbriche in disuso, una volta piene di vita che producevano per sé e per l’intorno. Poi la malattia, fin quando da qualche parte lungo la strada è stata interrotta la cura. Accade, la vita cade. Ora si sento l’eco dei passi che lo attraversano. Quando calpestano i resti. Mi estraneo parlando di me come un’altra persone e ciò può apparire confuso. Perché preoccuparsi? Perché te ne preoccupi?  E forse questa è la radice di tutto. Affrontare un tu generico rende tutto sfocato. Sono io? E’ lei? E’ qualcuno? Non vogliamo più annoiarci, lasciamo tutte le parti difficili della vita sul lato della strada. Rifiuti, di noi stessi, del non-io. Poi chiudiamo la porta e qualcuno resta fuori. Allontanarsi.

 



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