Camera 505 – La solitudine del mare.

Blog  |  02 luglio 2013

505

Prima di partire mi sono detto che sarei stato lontano da te in queste ore. Invece, Invece mi sei sempre dentro, molto. Ecco perché mi trovo a scriverti ora. Entrambi sappiamo che quello che abbiamo fatto non è abbastanza. Si può fare molto, e molto meglio ancora. Non voglio dire di grandi gesti, cose materiali. Ma possiamo fare di meglio per credere in noi stessi, per far sì che qualcuno creda in noi. Mi dispiace disturbarti, ma sento che dovrei essere ascoltato. Ma da te soltanto. Forte e chiaro. Come quando ero più giovane e venivo a trovarti sotto una luce abbagliante come oggi. Sarà per questo che ho di nuovo incrociato i tuoi occhi? Sarà perché ho sentito quel richiamo inarrestabile della tua voce, il vento? La prima volta che ti vidi in questo stato avevo gli stessi chili di oggi e molti capelli scompigliati. La tua rabbia fece scappare tutti via, impazziti. Ti vidi infuriato prendere le cose e le vite per rigettarle via dopo. Oscurasti il cielo, ci facesti vedere dal vivo le parole bibliche. E poi urlavi, come urla chi ha tanto donato mentre chi prende era convinto di meritare. Qualche ora dopo t’illuminava una luce surreale e la sabbia mi tagliava le gambe scoperte. Eppure non riuscivo ad allontanarmi da te. Sentivo la tua voce, sentivo la tua voglia di essere ascoltato. Ti avvicinavi e ti allontanavi, ti aprivi e ti chiudevi di continuo. Volevi capire se potevi fidarti e se a mia volta meritavo la tua fiducia. Mi parlasti tutta la notte. Quella notte. Una notte che ho raccontato una sola volta nella mia vita. Incontrai una donna all’improvviso e decisi di raccontarle la nostra storia. Cominciai da lì, da quei luoghi. Sentivo che lei poteva capire, che avrebbe capito, ascoltato, accolto e curato le parole. Ero deciso ad aggiungerne altre, ma se n’è andata via. Presto, forse troppo presto. E siamo qui ora.  Abbiamo noi due bisogno di ritrovarci, ascoltarci a vicenda. Per accogliere tutte le persone che abbiamo visto andar via e vederli lottare altrove. Ti citano molto. Molte volte a sproposito, senza sapere, sanza conoscerti. Qualcuno si vede a tua immagine e somiglianza. Perdonali. E’ l’umana illusione di credere. Beh, io so che non è più tempo di credere. Io non credo nel paradiso e nell’inferno. Nessun santo, tutti santi. Nessun peccatore, tutti peccatori. Tu solo sai come ci si sente quando la vita non sembra vera. E te ne stai a fluttuare sui tuoi pensieri. In quei momenti in cui la vita è incerta, poi improvvisamente si apre il sipario e tu vorresti solo fingere che non c’è nessuno in casa. Ma noi non siamo fatti per teorizzare. Siamo nati per guardare negli occhi, per non dire bugie. L’acqua non mente. All’acqua non puoi sfuggire, lei vede e sa tutto. Ho sbagliato avendo creduto di aver bisogno di un aiuto che non fossi tu. Mi sono costretto a non guardarti. Ti vedevo da lontano per sentirti vicino. Perché siamo uniti dall’ opposizione noi due. Il tuo urlare si oppone al mio silenzio, la tua rabbia alla mia calma, il tuo essere enorme al mio essere piccolo. E quando ti osservo mi restituisci la mia immagine rovesciata. E ti porterò sempre con me, ovunque andrò, lo sai. Perchè tu che mi ha dato la vita, sai quanto bene conosco la tua identità. So bene quante sembianze puoi assumere per nascondere la tua essenza. La solitudine del mare.

Au large dans la mer, l’eau est plus claire que le plus pur cristal. Mais elle est si profonde qu’aucune ancre ne peut en atteindre le fond…



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