Camera 148 – La voce.
Blog | 18 novembre 2012
Istanbul, 15 novembre 2012
If it be your will 
That I speak no more
And my voice be still
As it was before
I will speak no more
That I speak no more
And my voice be still
As it was before
I will speak no more
Leonard Cohen – If it be your will
Nel millenovecentonovantatre per un intervento alle corde vocali restai  senza voce per oltre due mesi. Per me, che amo parlare, conversare,  chiacchierare, fu un periodo traumatico. Tornai al lavoro dopo  pochissimi giorni e non mi sottoposi a nessuna terapia logopedica.  Quando dovevo usare il telefono il più delle volte l’interlocutore  metteva subito giù pensando ad un disturbo, oppure a un maniaco.  Ovviamente comunicavo con dei foglietti, ma erano le  informazioni essenziali: si, no, sopra, sotto. La voce tornò poco alla  volta, ma non era più la stessa. Ancora oggi a fine giornata, o in caso  di tempo umido, scende molto di forza, diventando un sibilo o un  sussurro. Ma non basta una voce per saper parlare. Certo diciamo delle  cose, ma parlare non è facile. Parlare per farsi ascoltare, capire e  comprendere. Parlare per comunicare, per scambiare. Parlare per dire ho  capito, per dire condivido. Parle per dire voglio restare o voglio  andare via. Per dire che tu eri migliore di me e io il peggiore. Parlare  per dire che volevo diventare importante per te e per dire che invece  sono diventato ingombrante. Parlare per dire che mi piaceva progettare  con te e odiavo i foschi silenzi. Parlare per dirti che non ti ho mai  nascosto nulla e avrei voluto scoprire di più con te. Parlare per dirti  che quando pensavo che le cose stavano migliorando invece stavano  peggiorando. Parlare per dire grazie perchè con te ho scoperto un altro  mio limite. Parlare per dire che quando non chiedevo non volevo non  sapere ma rispettare il tuo spazio. Parlare per dire che non mi  piacciono le cose sospese e che anche dopo anni devo chiarire quella  posizione. Parlare per dire che mi chiamo Francesco e sono molto curioso,  mi piace il movimento, mi piace la libertà, mi piace conversare, mi  piace conoscere gli sconosciuti, non mi piace il rancore, non mi piace  rimandare, non mi piace la routine. Parlare per dire che mi piace andare  e che un mio limite è non sapere dire dove stiamo andando ma perchè so  che piace anche a te andarci. Parlare per dire che mi piace il blu, non  mi piace mangiare a mezzogiorno, mi piace l’ordine, mi piace dare senso  alle cose che faccio, ozio compreso. Parlare per dire che mi piace il caffè, mi  piace svegliarmi presto, mi piace fare fotografie, mi piacciono tutti i  film con bei dialoghi. Parlare per dire che ti posso consigliare sulla  sfera del fare, per dire che non mi piace consigliare sulla sfera  dell’essere. Parlare per dire aspetta, ma che fai. Parlare per dire  ascoltami. Parlare per dire che ne vale sempre la pena parlarne, anche  quando pensi che sia inutile parlarne. 





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