Camera 1404 – L’amore contributivo e l’amore retributivo.
Blog | 01 dicembre 2011
Sono tempi in cui il dibattito fra retributivo e contributivo è quotidianamente presente. Un dibattito in cui i due aggettivi sono legati ad un aspetto economico e sociale della nostra vita: la pensione, fase ultima del rapporto lavorativo. Pensavo però che per analogia lo stesso confronto si possa applicare all’amore, o per meglio dire ai rapporti d’amore. Un breve inciso per dire che riguardo alla pensione, la differenza tra i due sistemi dice che con il retributivo il valore della pensione è calcolato con la media delle retribuzioni degli ultimi cinque anni di lavoro, mentre il contributivo tiene conto dei contributi versati lungo tutto il tempo in cui si è lavorato, includendo quindi i periodi iniziali della vita professionale, periodi in cui generalmente si guadagna di meno. In breve, con il retributivo la pensione è più alta ma prende anche qualcosa che da altri, ovvero di coloro che ancora lavorano, che contribuiscono a compensare la differenza tra quanto versato dal singolo rispetto a quanto percepito. Con il contributivo invece la pensione è inferiore, ma frutto dei propri versamenti, risultando quindi in un certo senso più equilibrata per tutti. Ammesso che sia stato chiaro, la domanda adesso è: cosa c’entra tutto questo con i rapporti d’amore in una coppia?
Il rapporto d’amore retributivo è un rapporto che si basa su uno squilibrio: c’è uno che mette di più e l’altro che prende di più. Un rapporto influenzato solo dagli ultimi periodi, invece dell’intero periodo vissuto insieme. Un rapporto sicuramente più proficuo ma per una sola parte. Un rapporto contributivo invece è basato sui singoli contributi dati da entrambi, senza un calcolo dettagliato tra i due, senza lo scopo di gareggiare tra le due parti, senza la paura di rischiare che la somma finale ricevuta indietro sia inferiore ai contributi forniti. Un rapporto che tiene conto dell’intera vita vissuta, anche se i momenti belli sono quelli del passato e quelli brutti sempre presenti. Un rapporto che aiuti davvero entrambi, non solo una parte.
Dite che sbaglio?
Commenti
Un commento
la prima parte l’ho capita poco, ma si sa che io son rintronata.
riguardo la seconda, c’è sempre un dare/avere reciproco. così come ci sono i momenti. un momento uno dona di più e l’altro meno, il momento dopo avviene l’esatto opposto.
ecco, in tutto questo io penso che sia rischioso fare “valutazioni” soggettive. giacché ciascuna delle due parti avrà le sue ragioni e motivazioni per agire o comportarsi in un determinato modo.
in ogni caso, quel “gareggiare” secondo me stride. una relazione non è una gara e le due parti non sono in competizione tra loro (semmai dovrebbero compensarsi). così come penso che la paura sia una difesa naturale. non data dai “rischi” di un resoconto di una somma finale bensì, piuttosto, data dalle esperienze precedenti e dalle perdite (intese come dolore, non come dare/avere).
1 dicembre 2011 h 21:56
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