Camera 203 – Con una disinvoltura che nulla aveva di stentato.

Blog  |  30 novembre 2010

Capita alla fine della giornata di rivedere le immmagini del tempo trascorso. A volte capita che ce ne siano poche e confuse. Altre invece è come se potessi rivedere tutto. Come se le immagini scorresero lentamente, come quando cammini su uno di quei tapis roulant degli aeroporti. Ti avvii lentamente al tuo gate e qualcuno al tuo fianco invece vuole correre. Qualcun’altro invece sceglie prorpio di non salirci su quel tapis, per arrivare prima. Così adesso rivedendo questi fotogrammi mi accorgo che qualcuno vuole scappare, sceglie di non essere ricordato. Ma è nei dettagli la differenza, e allora tocca riprendere anche quelli. Sono frammenti di parole spezzate, di volti sbiaditi, di accenti consumati, di pensieri interrotti, di note stonate, di vita sfuggita. Il successo non ha nulla a che fare con la fortuna, mi sono sempre detto. Ed ora che tutto è accelerazione saper cogliere un istante diventa fondamentale. Essere contemporanei a se stessi, vivere quegli attimi di in cui il tempo ha ceduto. Lo scorrere degli eventi ha fatto incastrare le nostre strade.
La storia dell’inizio è storia di una domanda: piacere o libertà?

Lei aveva un forte interesse per le idee, come testimoniava il suo modo di camminare con una disinvoltura che nulla aveva di stentato. Il gate assomigliava sempre più ad un locale frequentato dai soliti amici, compreso il malessere, la voglia di cambiare tutto che prende sopravvento. E’ lo stato d’animo di chi parte mentre lei puntava all’altro, il livello intellettuale. Un dialogo che sembrava non dovesse più finire. Condividevi il disgusto per quell’ esaltazione della spontaneità. Eravamo due movimenti sincroni, per disfarci della struttura, per rifarci la forma.
Il nostro proseguire non è solo metodo ma scelta. Un pensiero nato per divertire, disorientare, annoiare se necessario. Ma mai routine. Non volevamo essere artigiani della relazione, ma bravi sognatori. E’ in questo non luogo che due come noi si incontrano senza darsi appuntamento. Un incontro causale ma non troppo. Lungo ma non troppo. Perchè alla fine, dalla storia non ci si deve separare altezzosamente. Una storia che ha dato nuovo significato alle cose di un uomo che conduce la vita come un viaggio. Mi fa rivedere gli oggetti lontano dalla propria funzione, in tanti piccoli frammenti. E’ come la scomposizione della propria vita. Ma è tardi, sento che non posso fermarmi. E’ una bella storia, ma vecchia solo di venti anni. Tu sei in cerca di sostegno, ma sarà un’altra storia a sviluppare le tue idee, la tua doppia lettura della realtà. Hai una voce gradevole e un passato ingombrante per me. Io continuo a cercare. Mi piace il momento, l’istante unico proiettato in avanti. Sospeso tra sorgere o tramontare. Perchè e come ho fissato l’attimo, stimolano l’ inquietudine che aumenta, che lascia un segno. E poi ripartire, soppiantare tutte queste indecisioni. Finalmente avevo il mio viaggio personale, attraversare il presente sperando di vedere il futuro. Riposare l’anima diventa una necessità.



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