Camera 701 – Così per caso.

Blog  |  06 ottobre 2010

Una linea, un punto. Questo il disegno del nostro dialogo. Momenti di confronto, di ampie intese e facili accordi. Poi buchi, sporadiche sillabe fluttuanti. Consapevole delle scelte che faccio, rifletto sull’evidenza. Ho conquistato il diritto di scegliere cosa voglio fare. Il senso di isolamento che si vive guardando il mondo da una stanza, da una distanza, mi illumina con chiarezza la strada da seguire. Ho vissuto in parte agendo, in parte essendo agito, con la tua assenza. Arrivasti portando una spirale di parole che ruotava intorno a quella tua figura poco esposta. I tuoi movimenti lenti, che volontariamente classificai come innocui, mi portarono a rallentare il passo. Mi convincesti allora che poteva essere differente. Che mi avresti aiutato a togliere peso dalle mie spalle. Ci ho creduto. Una leggerezza cominciò ad avvolgermi, m’ingannai così che il peso era diviso in due. Non era così. Quella leggerezza è diventata, giorno dopo giorno, un peso insostenbile. Tu avevi scaricato, abbandonato quello che ti avevo passato. Tu non avevi tenuto nulla. Arrivammo a febbraio, così per caso. Quella sera ti presentasti puntualmente in ritardo. Aspettai osservando i passanti che si riparavano dalla pioggia. Entrammo subito nel ristorante e fingesti di attendere chissà quali parole. Avresti preferito che io presentassi le mie lamentele. Che ti offrissi così l’opportunità di prendere tempo, di lanciarmi intorno la rete e trattenermi. Quando fummo prossimi a chiudere la cena, spostasti gli oggetti sulla tavola affinchè potessi mostrarmi la tua ultima idea. Perchè di idee, progetti, iniziative ne avevi tante. Ti anticipai. Giusto il tempo di andare alla cassa a pagare. Tornai accolto dal tuo sorriso al quale risposi con poche parole. Ti sei voltata dicendo “chi l’avrebbe detto…”. Nessuno. Solo io che ho vissuto questi mesi aspettando di vederti, per portarti altrove e non lasciarti in quella camera dei vecchi ricordi.



Commenti

2 commenti

  1. Io non lo so cos’è che provi di preciso.
    Volevo solo dirti che questo post mi ha colpita parecchio, molto, troppo.

    Sveva
    8 ottobre 2010 h 00:12
  2. Belle sonorità nella composizione. Da leggere a voce alta. C’è un po’ di ognuna di noi, nei tuoi post. E’ come se raccontassi costantemente tutte e nessuna. E ti voglio bene, per questo. E’ bello leggere da fuori qualcuno che ti racconta inconsapevolmente.

    Lisa
    8 ottobre 2010 h 22:56





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