Camera 533 – Domani
Blog | 19 agosto 2010
Dopo venti anni, centinaia di migliaia di kilometri, ossa rotte, gola desertificata e udito portato via dal vento, sono giunto qui. Non so che ore sono, ma in fondo non importa neanche saperlo. Con la mia tranquillità del blu. L’inquietudine delle camicie bianche. I dubbi delle musiche che ascolto. Non ho la saggezza del vagabondo, al massimo la capacità di raccogliere l’ispirazione suggerita da quel luogo, da quel momento.
In un viaggio di venti anni non esiste nulla di immutabile, compresi i desideri. Forse nella prima camera pensai che fosse per sempre, ma oggi so che si modificano negli anni, cercando sempre cose nuove.
Il primo desiderio era un gioco. Poi una sottana. Poi i soldi. Ma poi ho imparato che i soldi sono un calcolo, per chi li ha, per chi li cerca. Desideri e piaceri che non riesci neanche a mettere in elenco. Sono quelli che ti fanno cercare il giorno dopo. Sono nascosti e non facili da capire. Spesso te ne resta solo il ricordo di averli vissuti. Quando arrivai alla seconda camera ero già per strada. C’era la porta aperta che illuminava una finestra con una luce intensa e diretta. Entrai, la luce si spense di colpo. Decisi allora che entrando in una stanza non avrei più aperto alla luce dalla finestra. E’ una quiete che ci concediamo reciprocamente io e la stanza. Arrivando alla terza camera ho visto che non sono più giovane e impetuoso. Mi accorgo di quante cose conosco solo da lontano, come quei parenti delle vecchie foto che non si sono mai incontrati e dei quali hai sentito tanti racconti. Qui dentro dimentico il giorno e mi preparo ad affrontare qualcosa di diverso. Raccolgo le storie degli altri, aspetto le tue parole, sempre misurate. Il silenzio svanisce nel sonno, domani ci sarà un’altra camera.
In un viaggio di venti anni non esiste nulla di immutabile, compresi i desideri. Forse nella prima camera pensai che fosse per sempre, ma oggi so che si modificano negli anni, cercando sempre cose nuove.
Il primo desiderio era un gioco. Poi una sottana. Poi i soldi. Ma poi ho imparato che i soldi sono un calcolo, per chi li ha, per chi li cerca. Desideri e piaceri che non riesci neanche a mettere in elenco. Sono quelli che ti fanno cercare il giorno dopo. Sono nascosti e non facili da capire. Spesso te ne resta solo il ricordo di averli vissuti. Quando arrivai alla seconda camera ero già per strada. C’era la porta aperta che illuminava una finestra con una luce intensa e diretta. Entrai, la luce si spense di colpo. Decisi allora che entrando in una stanza non avrei più aperto alla luce dalla finestra. E’ una quiete che ci concediamo reciprocamente io e la stanza. Arrivando alla terza camera ho visto che non sono più giovane e impetuoso. Mi accorgo di quante cose conosco solo da lontano, come quei parenti delle vecchie foto che non si sono mai incontrati e dei quali hai sentito tanti racconti. Qui dentro dimentico il giorno e mi preparo ad affrontare qualcosa di diverso. Raccolgo le storie degli altri, aspetto le tue parole, sempre misurate. Il silenzio svanisce nel sonno, domani ci sarà un’altra camera.
Commenti
2 commenti
:-) Molto bello-
19 agosto 2010 h 20:10
domani ci sarà altra vita, bello Francesco
19 agosto 2010 h 21:41
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