Camera 966 – C’era una volta.
Blog | 06 aprile 2010

Sapevi che mi piaceva guidare, sprofondasti nel sedile e ti chiudesti gli occhi, lasciandoti portare ovunque. Non una parola nell’aria. La tua bellezza rispondeva ad ogni domanda. E di notte apparivi ancor più bella, se possibile.
Fermai l’auto accanto ad un portone antico, non curato, ma segno di una casa d’altri tempi. Scesi ed osservai i tuoi occhi riaprirsi, senza stupore. Perchè sorridi?
Mancava poco alle tre. Ero stanco, la tua folla aveva consumato le mie energie. Uscisti dall’auto ripetendo “piano, piano, domani, domani.” Ma non ti rendevi conto che non distinguevi più sogno e realtà. E anche apparenza e realtà si confondevano. Tu eri tutto ciò che scompare quando la notte finisce. Il portone non era quello tuo, io andai a bere.
Commenti
Un commento
ma è davvero facile immedesimarsi nei tuoi viaggi, sai!
16 aprile 2010 h 21:51
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